sabato 24 novembre 2018

I carabinieri e il fuoco amico sui soldati, di Mauro Scorzato e Ettore Martinez


[Fotografia: Inverno 1918,  Fonte: Imperial War Museum di Londra]


di  Mauro Scorzato e Ettore Martinez


Grande guerra 1915-18. I carabinieri e il fuoco amico sui soldati.

Quella infinita serie di gradoni, al sacrario di Redipuglia, su ognuno dei quali è scritto "Presente", ospita migliaia di salme di soldati caduti durante la Grande guerra del 1915-18. Di certi compaiono nome, cognome, grado e reparto di appartenenza, di altri solo il nome proprio e a volte neanche quello. In proporzione al numero, rispetto ai soldati di fanteria, artiglieria, etc., di carabinieri ce n'è effettivamente tantissimi di meno. Qualcuno potrebbe magari pensare che i RRCC (Reali carabinieri) non siano praticamente mai stati impiegati come soldati di linea ma abbiano svolto esclusivamente compiti di polizia militare. Effettivamente a loro spettava appunto di svolgere questa funzione (di P.M.) e di vigilare sulle retrovie; questo però non ha impedito che alcuni loro reparti venissero impiegati in prima linea, senza per giunta che neanche avessero avuto uno specifico addestramento in tal senso. Circa la voce che gira, inutile negarlo, che a volte i Carabinieri Reali spazzassero il terreno con le mitragliatrici alle spalle dei nostri fanti per spingerli all'attacco quando questi proprio non se la sentivano, c 'è da dire che se anche i nostri comandi -tutt'altro che teneri e comprensivi- avessero voluto ciò, non si capisce come avrebbero potuto, visto l'esiguo numero dei Carabinieri di cui disponevano:
« ... infatti , su 56.000 carabinieri alle armi nel 1915 (circa la metà di quelli di oggi) il Comando Generale decise di schierarne sul fronte solo 19.800 per tutti i compiti , compresi quelli organicamente inquadrati nelle Brigate e il reggimento Carabinieri mobilitato. Complessivamente a fronte di un milione e mezzo di uomini al fronte, si poteva contare 1 Carabiniere ogni 75 soldati; la Brigata Sassari per esempio, disponeva in tutto di sette Carabinieri su una forza di 6000 uomini circa. Approfondendo i motivi di una così ridotta partecipazione si nota come la situazione domestica durante la 1^ G.M. invitava a tutto tranne che a sguarnire i territori dalla presenza dello Stato, visto che la già precaria situazione dell'ordine pubblico veniva aggravata specialmente nelle regioni meridionali dalla presenza di innumerevoli renitenti alla leva datisi alla macchia. Una leggenda insomma, quella del “fuoco amico” alle spalle, smentita anche dal fatto che fino al 1917 i Carabinieri non avevano le mitragliatrici, tant'è che per il fatto d'armi del Podgora (o Monte Calvario) le mitragliatrici vennero prestate ai RRCC dal 36° Rgt . Fanteria”.» (Mauro Scorzato)
C'è da dire poi che negli anni Settanta, in pieni conflitto sociale e polemica antimilitarista, spesso anche antimilitare (viene in mente ad esempio il film “Uomini contro” ), vennero fuori tutta una serie di vere e proprie leggende sui carabinieri che sarebbe il momento di rivedere dal punto di vista storico, prescindendo una volta per tutte dalla politica. Tornando un po' più indietro nel tempo è interessante al riguardo anche il romanzo storico di Ernest Hemingway “Addio alle armi”, pubblicato nel 1929 e censurato dal Fascismo (perché ritenuto oltraggioso nei confronti del nostro Esercito), nel quale i “velieri”, cioè i carabinieri, non vengono propriamente ben trattati ma che, ricordiamolo è un romanzo e non un libro di Storia. Non è da escludere che la censura fascista subita dal romanzo di Hemingway, abbia finito per accreditarne il valore documentario molto al di là dei suoi limiti oggettivi. «Alle origini di questa voce dei CC "mitraglieri" sembra comunque essere stato Angelo Del Boca, ex presidente dell'ordine dei giornalisti, ex membro della "Monterosa" (alpini della RSI) squagliatosi sul versante opposto al cambiare dei venti, poi divenuto di fatto un giornalista storico dell'avventura italiana nell'Africa Occidentale ( laddove discuterne nei primi anni '70 veniva abbastanza facile ) il quale ha sempre sostenuto di aver aderito alla RSI per poter tornare in Italia (la Monterosa venne addestrata dai tedeschi in Germania) pronto al combattimento (????).» (Mauro Scorzato). Restiamo comunque in attesa, se ci sono, di dati documentati al riguardo, con spirito di aperta acribia storica. La Storia infatti è sempre revisionista.



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