martedì 15 gennaio 2019

I Carabinieri in Sardegna - di Alessandra Argiolas



di Alessandra Argiolas


I Carabinieri in Sardegna.


Con la regia patente del 12 ottobre 1822, il re Carlo Felice stabilì che dal 1° gennaio 1823 il Corpo dei Cacciatori Reali di Sardegna venisse incorporato in quello dei Carabinieri Reali di Sardegna.
La nuova forza che andava a stanziarsi nell’isola doveva articolarsi in due Divisioni, una a Cagliari e l’altra a Sassari, 5 Compagnie, 12 Luogotenenze e 57 Stazioni.
Un successivo provvedimento del 22 luglio 1823 fissò in 550 il numero dei militari da destinare in Sardegna: 25 ufficiali e 525, tra sottufficiali e carabinieri, di cui 100 a piedi e 425 a cavallo.
Le divisa, di colore turchino, consisteva in una giubba a falde lunghe con cordelline bianche, alamari e bottoni d’argento sul davanti, pantaloni di lana per l’inverno e di nanchino per l’estate; la completava un cappello a due punte laterali su cui spiccava un pennacchio di piuma liscia e sulle falde la granata con la fiamma che diverrà nel tempo il distintivo dell’Arma.
Il comando delle Divisioni venne affidato al colonnello Luigi Richeri di Monticheri che stabilì il suo quartiere generale a Cagliari, in un vecchio e malandato edificio, situato in Santa Croce, di cui l’alto ufficiale ebbe a lamentarsi perchè privo di camera di sicurezza e con una angusta camera di disciplina.
Non furono poche le difficoltà che il nuovo Corpo incontrò per potersi organizzare nel territorio, anche a causa della scarsa disponibilità di alloggi, soprattutto nei piccoli centri, dove sistemare le Stazioni. Quando si riusciva a trovare una qualche sede, questa era per lo più in condizioni disastrose.
Nel giro di pochi anni però la consistenza dell’organico andò via via assottigliandosi: i conflitti a fuoco con i banditi, l’imperversare della malaria e la decisione di sottrarre uomini al contingente impegnato nell’isola, ridussero il numero dei Carabinieri presenti nel territorio a 367, tra i quali se ne contavano 88 tra ammalati, piantoni e scritturali.
La prima fase di attività in Sardegna del Corpo dei Carabinieri si avviava al suo epilogo. Con la regia patente del 9 febbraio 1832 furono soppresse le Divisioni di Cagliari e Sassari.
L’ultimo contingente lasciò l’isola alla fine dell’aprile 1833. Il controllo della criminalità venne affidato al corpo dei Cavalleggeri di Sardegna.
Bisognerà attendere il 1841 anno in cui con il regio decreto del 29 novembre, il governo piemontese decise di ripristinare le due Divisioni soppresse ed inviare un nuovo contingente di Carabinieri in Sardegna. Si trattava di un numero piuttosto esiguo, appena 17 sottufficiali e 24 militari: i cosìdetti Carabinieri Veterani. Erano uomini in età avanzata e malandati che non davano sufficienti garanzie sull’esito delle operazioni di controllo e di repressione della delinquenza che si presentava sempre più rinvigorita. La legge dell’11 luglio 1852 sopprimeva anche questa forza.
L’opinione pubblica reclamava il ritorno dei Carabinieri in Sardegna la cui fama era accresciuta in seguito al loro valoroso comportamento nella battaglia di Pastrengo, episodio saliente del Risorgimento italiano.
Con il decreto del 21 aprile 1853 veniva istituito il Corpo dei Carabinieri Reali di Sardegna, composto da 32 ufficiali e 823 uomini, 500 dei quali a cavallo, ripartito in due Divisioni (Cagliari e Sassari), 6 Compagnie, 12 Luogotenenze e 114 Stazioni, e al comando del colonnello sassarese Antonio Massidda.
Il Corpo veniva assimilato ai Carabinieri di Terraferma, ma dotato di un ordinamento autonomo. L’uniforme era quella dei Cavalleggeri di Sardegna: giubbotto turchino scuro, pantaloni e berretto celesti.
Solo con l’Unità d’Italia si arriverà al potenziamento dell’Arma ed alla sua progressiva estensione a tutto il Regno. Il 24 gennaio 1861 venivano create 13 Legioni Territoriali ed una di Allievi con sede a Torino.
Il 16 agosto 1861 si istituiva definitivamente la Legione di Cagliari, che «porta il numero tre». Essa si articolava nelle due Divisioni di Cagliari e di Sassari.
Scompariva così il Corpo Carabinieri Reali di Sardegna e l’Arma ebbe da allora un assetto unitario in tutto il territorio italiano.
Alessandra Argiolas


Stupinigi, 16 ottobre 1822. Il re Carlo Felice ordina che a partire dal 1 gennaio 1823 il Corpo dei Cacciatori Reali di Sardegna sia incorporato in quello dei Carabinieri Reali e si costituiscano le Divisioni di Cagliari e Sassari.
Archivio di Stato di Cagliari, Atti amministrativi e governativi.

Cagliari, 6 febbraio 1823. Il comandante del Corpo dei Carabinieri Reali del Regno di Sardegna, colonnello Richeri, invia al viceré l’elenco nominativo degli ufficiali presenti a Cagliari al 1° febbraio 1823 con il prospetto dei relativi stipendi annuali e mensili.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 4 marzo 1823. Il viceré del Regno di Sardegna, Giuseppe Maria Galleani D’Agliano, emana un pregone con il quale rende noti i provvedimenti del re Carlo Felice relativi al Corpo dei Carabinieri Reali, tra i quali la regia patente del 12 ottobre 1822, contenente le norme circa l’istituzione, le prerogative, la composizione, il reclutamento, le attribuzioni, le gratificazioni e le indennità spettanti all’Arma.
Archivio di Stato di Cagliari, Atti amministrativi e governativi.

Rapporto periodico della Luogotenenza di Sassari sui fatti successi tra il 10 e il 13 maggio 1823.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari 10 giugno 1823. Il Comando delle Divisioni del Corpo dei Carabinieri Reali inoltra al viceré il resoconto degli avvenimenti accaduti nella prima decade del mese di Giugno, tra cui alcuni fatti di sangue a Orgosolo e nel Supramonte.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Govone, 22 luglio 1823. Il re Carlo Felice dispone che venga aumentato il numero dei Carabinieri a cavallo e siano complessivamente 550 gli uomini in forza alle due Divisioni del Regno di Sardegna.
Archivio di Stato di Cagliari, Atti amministrativi e governativi

Cagliari, 14 novembre 1823. Estratto matricolare di Domenico Franchini di La Maddalena, classe 1795, maresciallo d’alloggio, ucciso il 7 settembre 1823 da alcuni malviventi nelle campagne di Tempio, mentre si recava con una pattuglia a Santa Teresa di Gallura per assistere e mantenere l’ordine durante lo svolgimento di una festa che si teneva in quel villaggio. Il Franchini, sposato da appena un anno, lasciava la moglie incinta di tre mesi.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Resoconto trimestrale degli arresti effettuati dai Carabinieri delle Divisioni nel periodo gennaio-marzo 1824.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Genova, 7 maggio 1824. Il re Carlo Felice emana dei provvedimenti economici (soprassoldo anticipato) a favore dei Brigadieri e dei Carabinieri che, allo scadere del loro primo reclutamento, intendono rimanere nell’Arma per altri 5 anni.
Archivio di Stato di Cagliari, Atti amministrativi e governativi.

Cagliari, 21 dicembre 1824. Il colonnello Richeri trasmette al viceré l’elenco degli ufficiali delle Divisioni che, secondo quanto disposto dall’articolo 5 del Regolamento di disciplina militare, devono prestare giuramento di fedeltà al re.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 1 agosto 1825. Il colonnello Richeri presenta lo stato della forza del Corpo dei Carabinieri esistente in ogni Stazione delle Divisioni di Cagliari e di Sassari e gli ufficiali componenti lo Stato Maggiore
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 3 giugno 1831. Il colonnello Richeri informa il vicerè che gli ufficiali, i sottufficiali ed i carabinieri delle Stazioni hanno giurato fedeltà al re Carlo Alberto.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 3 agosto 1831. Il colonnello Richeri, rispondendo alla richiesta di un aspirante carabiniere, é del parere che gli uomini di questo Corpo debbano rimanere celibi e precisa che, in base all’articolo 488 del Regolamento generale, potrebbero sposarsi solo se la futura moglie, oltre ai buoni costumi, dimostrerà di possedere una dote di almeno 5.000 lire nuove.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Torino, 9 febbraio 1832. Il re Carlo Alberto emana una patente regia con cui modifica l’ordinamento del Corpo dei Carabinieri Reali, sopprime l’Ispezione Generale dell’Arma e le due Divisioni di Sardegna.
Archivio di Stato di Cagliari, Atti del Governo.

Cagliari, 21 marzo 1832. Il maggiore Giacinto Cottalorda, comandante interinale le Divisioni transitorie dei Carabinieri, fa presente al vicerè che Giovanni Porru non può essere riammesso in servizio per la sua condotta.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 27 marzo 1832. Il comandante Cottalorda comunica al vicerè che, dopo aver assunto le dovute informazioni, non esiste alcun impedimento all’arruolamento di Matteo Muzzetto di Tempio
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 5 aprile 1832. Attestato di servizio del carabiniere Giuseppe Pizzorno, rilasciato alla vedova Francesca Debernardi.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 4 giugno 1832. Il comandante Cottalorda comunica al viceré che è stata accolta la richiesta di congedo inoltrata dall’appointé a cavallo Michele Cortazza, in servizio presso la Stazione di Cagliari.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Cagliari, 17 marzo 1833. Il comandante Cottalorda invia al viceré il resoconto dei fatti criminali accaduti in Sardegna nel mese di Marzo.
Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra.

Torino, 21 aprile 1853. Il re Vittorio Emanuele II emana un decreto con cui istituisce ed organizza il Corpo dei Carabinieri Reali di Sardegna.
Archivio di Stato di Cagliari, Atti del Governo.


venerdì 11 gennaio 2019

"Damnatio ad metalla" - Storie di prigionieri austro-ungarici in Sardegna durante la prima guerra mondiale



di Ettore Martinez


Una pagina di Storia regionale strettamente connessa a quella italiana ed europea è quella dei prigionieri austro-ungarici e tedeschi detenuti in Sardegna. Per essi le condizioni di vita furono tutt'altro che facili. A cominciare dal loro arrivo all'Asinara a ondate, a migliaia, dall'agosto del 1915 con successiva fortissima accelerazione a partire dal dicembre dello stesso anno. A seguito dell'evacuazione dal porto di Valona delle migliaia di prigionieri che l'esercito serbo si era tirato dietro durante la sua ritirata (che per i prigionieri fu piuttosto una vera e propria "marcia della morte"). Fra questi divampava il colera. Come ha illustrato il col. Scorzato nel corso di una conferenza tenuta tempo fa (13 aprile 2018) sull'argomento presso la Biblioteca di Poggio dei pini (Capoterra, CA), si trattò della prima operazione umanitaria dell' Esercito italiano. Ora la storia della Sardegna sin da tempi remoti è stata sempre anche storia di miniere e Giorgio Madeddu vi inserisce con virile compassione anche quella dei prigionieri di guerra nostri nemici che furono destinati ad una loro specifica vera e propria "damnatio ad metalla". Questo libro, come sostenuto nella ricca introduzione storica di Stefano Pira, è anche un libro di grande umanità. In questo ambito morale trova posto, en passant, anche la sportiva rievocazione della fuga romanzesca di un gruppetto di astuti ufficiali austriaci. Essendo in piena ripresa il settore minerario e quello carbonifero per via delle esigenze belliche ed essendo carente la manodopera, in gran parte richiamata alle armi, si pensò dopo molte esitazioni e perplessità, di fare ricorso ai prigionieri di guerra. Qui veramente Madeddu ci apre in sovrapposizone interattiva fra di loro una serie di inaspettati spaccati di storia militare, politica, economica e materiale. Non tutti i prigionieri austro-ungaici finirono a lavorare nei giacimenti: molti di loro vennero impiegati in opere pubbliche, in agricoltura e addirittura in servizio presso privati. In generale le nostre comunità rurali,
quando non restarono indifferenti alla loro presenza, trovarono con essi un modus vivendi basato sul rispetto reciproco e anche sull'accoglienza ospitale. Veniamo così a sapere molte cose sulle modalità della loro prestazione d'opera, regolata da convenzione internazionale, su quanto percepissero per il loro lavoro, sulla corrispondenza che intrattenevano con i familiari, etc.. Madeddu ci racconta insomma molte cose sulla loro vita e sulla loro frequente morte. Il contesto è soprattutto quello dei bacini minerari sardi, con i loro problemi di gestione e organizzazione, con i rapporti che intrattengono con l'apparato burocratico dello Stato,etc. Ma l'autore, di questi prigionieri dell'Imperial-regio esercito austro-ungarico (fatto anche di polacchi, cechi, italiani, etc.) ci racconta anche, finché può, il destino post mortem, le modalità e i luoghi di sepoltura. Il libro, ricco di bellissime e nitide foto a colori comprende un'appendice ricca di tavole contenenti dati e statistiche. Si tratta quindi di un volume seriamente realizzato, di letteratura scientifica, che apre la strada -come auspicato dall'autore- ad altri lavori sull'argomento. Madeddu, sicuramente equanime nella
sua trattazione, ha anche modo di sottolineare la diligenza con la quale l'Italia volle rispettare attentamente le norme stabilite circa il trattamento dei prigionieri di guerra. L'apprezzamento della Croce nera austriaca a questo suo lavoro, insieme a tante iniziative bilaterali, giunge quindi oltre che gradito, bene a proposito.
Giorgio Madeddu, "La damnatio ad metalla – storie di prigionieri dell'impero austro-ungarico nella Sardegna della prima guerra mondiale" 2018, ediz. Gaspari, collana "Leggiamo la grande guerra", pp. 191, € 24,00.

"Comandante", una recensione (2023) di Antonello Ruscazio del film di E. De Angelis

  Una recensione di Antonello Ruscazio " Comandante " film del 2023 diretto da Edoardo De Angelis                            ...