domenica 23 luglio 2023

"Hitler’s U-Boat war" di Clay Blair. Recensione di Antonio Ruscazio.


 

Clay Blair (1925 – 1998)                                                                                                      Hitler’s U-Boat war

Vol I – The Hunters                                                                                                                  Vol. II – The Hunted

Ed. 1997

Grazie alla generosità dell’amico Ettore sono entrato in possesso dell’ edizione cartonata di questi volumi, testi che rappresentano, a parte quelli ufficiali, uno tra i più completi resoconti della guerra sottomarina condotta dalla Kriegsmarine (citata, solo di sfuggita, la Regia Marina) contro gli Alleati nella IIa G.M.

Quella che W. Churchill, abilissimo oratore e propagandista, definì la “Battaglia dell’Atlantico”, fu la più lunga campagna della IIa G.M.: iniziò poche ore dopo la dichiarazione di guerra nel 1939 e, anche se gli Alleati poterono considerarla vinta già nel maggio 1943, finì solo con la disfatta nazista nel 1945.

L’autore, Clay Blair (1925 – 1998), lui stesso un sommergibilista che prestò servizio nella U.S. Navy, è stato un giornalista e scrittore americano.

Senza voler entrare troppo nel dettaglio, la Seconda Guerra Mondiale iniziò dove era finita la Prima, vale a dire con gli Inglesi che tentavano di affamare la Germania con un blocco navale e con la Germania che tentava di affamare gli Inglesi tramite la guerra sottomarina.
In effetti l’idea di Hitler, prima dello scoppio del conflitto, era quella di costruire una enorme flotta in grado di aprirsi la strada con la forza nel Mare del Nord contro la Royal Navy. Vedasi Piano Z

https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Z 

Ma l’Inghilterra, dichiarando la guerra il 3 settembre 1939, per così dire “rubò il tempo” ai tedeschi, che si videro così costretti ad archiviare questo piano grandioso.

La forza sottomarina prevista in questo piano era relativamente ristretta, in quanto lo Stato Maggiore della KM giustamente riteneva che il passaggio degli U-boot attraverso il mare del Nord o, ancora di più, nel canale della Manica, sarebbe stato particolarmente pericoloso, dati i nuovi mezzi di scoperta ( ASDIC per gli inglesi, SONAR per gli americani).

https://it.wikipedia.org/wiki/Sonar

Inoltre il lungo percorso da effettuare dalle basi germaniche verso le “zone di caccia”, situate in mezzo all’Atlantico , avrebbe consentito ai battelli sottomarini una permanenza operativa in queste zone relativamente breve.

Ma due fatti vennero a mutare questa situazione: con l’ausilio fondamentale della Luftwaffe, la Wehrmacht poté occupare nell’aprile del 1940 la Danimarca e la Norvegia, consentendo così un transito sicuro verso l’Atlantico e, cosa che neppure il più ottimista dei componenti dello SM tedesco avrebbe ritenuto possibile in tempi così rapidi, nel giugno del medesimo anno, addirittura la Francia, assicurandosi in tal modo le basi direttamente sulla costa atlantica.

In questa situazione gli scenari relativi alla guerra sottomarina cambiarono radicalmente: in particolare i tedeschi si videro aprire la possibilità, con la costruzione una numerosa flotta sottomarina, di tagliare definitivamente il flusso di rifornimenti verso la Gran Bretagna.

Da questo punto in poi si può dire si aprì da una parte una guerra propagandistica, con gli Inglesi che accentuavano la minaccia sottomarina tedesca con la scopo di far intervenire gli Stati Uniti nel conflitto, dall’altra con la propaganda tedesca che gonfiava i risultati ottenuti dai sommergibili, risultati a cui lo stesso Comando della KM finì per credere.

A questo punto, come accadde anche nella Ia G.M., si ebbe uno scontro tra la cocciutaggine britannica e la testardaggine tedesca.


La cocciutaggine britannica consistette nel fatto che, già da prima dello scoppio del conflitto, seguendo teorie di “guerra aerea totale” del gen. Giulio Douhet (Caserta, 30 maggio 1869 – Roma, 15 febbraio 1930) in Italia e dell’A.M. H. Trenchard (Taunton, 3 febbraio 1873 – Londra, 10 febbraio 1956) in Inghilterra, l’unico modo di vincere una guerra moderna era considerato quello di polverizzare con massicci bombardamenti, anche con fine terroristico, le città nemiche.

Pertanto in Inghilterra la stragrande maggioranza delle risorse venne allocata al Bomber Command, trattando come il parente povero il Coastal Command, che aveva lo scopo di proteggere i convogli marittimi, lesinandogli, perlomeno sino agli inizi del 1943, uomini e mezzi.

La testardaggine tedesca consistette invece nel non tenere conto del fatto che, sostanzialmente, i sommergibili della IIa G.M. erano praticamente identici a quelli della Ia: una velocità massima di 17 nodi ( 32 km/h circa, la velocità di un modesto ciclista), ottenuta a prezzo di un insostenibile consumo di carburante ed una in immersione di soli 8 nodi (anche qui con una autonomia limitata a poche ore), con un’arma, il siluro, del tutto inaffidabile (si veda “Crisi dei siluri”), non adatta a una guerra moderna.

Per non parlare della decrittazione dei codici tedeschi, che i la KM riteneva assolutamente invulnerabili (vedi Alan Turing).

I tedeschi tentarono spasmodicamente di migliorare i loro mezzi subacquei, con i tipi XXI e XXIII, ma l’armistizio li trovò ancora nei cantieri.
Come si è detto, la guerra sottomarina venne praticamente vinta dagli Alleati nel maggio del 1943, mese in cui la KM perse oltre quaranta sommergibili.

Questo sia per l’enorme superiorità di mezzi messa in campo dagli Alleati, sia perché, vennero destinate al Costal Command sufficienti risorse sottraendole al Bomber Command, in particolare i grandi bombardieri quadrimotori B-24 VLR (Very Long range) muniti di radar particolarmente avanzati operanti su banda centimetrica, di cui i tedeschi non sospettavano neppure l’esistenza, e il cui utilizzo permetteva di scoprire un sommergibile in emersione anche di notte, quando i sommergibili erano soliti agire.

Certamente la guerra sottomarina provocò enormi lutti sia tra i cacciati che tra i cacciatori ( di tutte le Forze Armate, di qualsiasi nazione, i sommergibilisti patirono le percentuali di perdite più elevate, e gli equipaggi delle marine mercantili subirono perdite paragonabili a quelle dei sommergibilisti) ma, fortunatamente per il mondo libero, come questi libri dimostrano, mai i sommergibili misero in pericolo i rifornimenti: al culmine della loro attività (fine 42-inizio 43) i sommergibilisti tedeschi riuscirono ad affondare solo il 5% del tonnellaggio navale da e per l’Inghilterra.

Nella foto: il Sottocapo sommergibilista Luigi Pitzalis, nato a Cagliari nel 1901.

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