di Ettore Martniez e Mauro Scorzato
"Corruttori e corrotti - ipotesi piscoanalitiche"
a cura di Laura
Ambrosiano e Marco Sarno
Mimesis, 2015
Mimesis, 2015
Uscito
nel dicembre del 2015, questo libro si compone di una serie di brevi
saggi scritti da autori diversi, tutti psicanalisti di scuola
freudiana, che cercano di cogliere le ragioni individuali profonde
che predispongono alla corruzione e di descriverne quindi genealogia
e manifestazioni. Ma non è che Il contesto socio-culturale venga
lasciato sullo sfondo, anzi, se ne studiano attentamente le
interazioni con la dimensione individuale. In questo bel lavoro sono
così reperibili alcune risposte sul tema di una trasgressione
positiva indispensabile per realizzare la costituzione della propria
personalità originale nei confronti di famiglie dai ruoli confusi o
di gruppi variamente compromessi con la corruzione. Ciò sembra anche
significare che l'appiattimento del conflitto generazionale (a casa,
a scuola, per esempio) contribuisce non poco a defraudare gli
adolescenti del loro diritto a costituirsi una loro soggettività
innovante passando attraverso salutari difficoltà strutturanti. C'è
poi l'altro aspetto conseguente alla mancata assunzione di ruoli
educativi che consiste nel rafforzare personalità a vario titolo
narcisistiche. Vale a dire poco rispettose del prossimo e
scarsissimamente empatiche e sociali, tendenzialmente predatorie
anche nei confronti dell'Ambiente. Sono presenti nel testo anche
aperture monografiche diverse, come il resoconto socio-terapeutico
dell'auto-corruzione della comunità di Casale Monferrato e quindi
del suo proprio auto-inganno in relazione alla produzione
dell'Eternit - e ai suoi due indotti principali: il denaro e il
cancro. Oppure la presa in esame di diverse letture psicoanalitiche
di "Moby Dick". Certo, alcuni passaggi di questo libro
risultano effettivamente un po' densi e fortemente connotati
linguisticamente dal loro specialistico orizzonte di scuola; e
sappiamo che non tutti accettano in tutto o in parte la dottrina
originata da Freud come una Scienza esatta (ci viene in mente Popper,
per esempio). Ma la ricchezza di questi contributi, ben scritti e
tutt'altro che scontati -si veda quindi anche l'analisi lucidissima
che vi viene svolta del "mammismo" da parte di donne
psicanaliste - è notevole e stimolante a 360 gradi. Se vogliamo è
anche un modo per (ri)prendere contatto teoretico con la Psicanalisi
con un interessante "upgrade".
Ettore
Martinez
Rispetto
alla mia recensione di qualche tempo fa, l'intervento di Mauro
Scorzato che pubblichiamo qui sotto, più che una integrazione
sembrerebbe rappresentarne un superamento. (EM)
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"Timeo
Danaos et dona ferentes"
Eneide (Libro II, 49)
Eneide (Libro II, 49)
Se
nell'analisi dei micro fenomeni il libro risponde bene ai quesiti dei
lettori, non altrettanto si può dire dell'analisi dei macrofenomeni,
molto spesso portati ad esempio di "società corrotta". Si
deve infatti giungere al saggio della D.ssa Manoukian per avere una
visione degli aspetti corruttivi globali che noi definiamo come
“mafia” e che spesso, in altri saggi che compongono il libro,
vengono citati in modo che denota un conoscenza assolutamente
superficiale del problema. Già vedo il sorriso condiscendente di un
caro amico che indica chiaramente la parola “intornismo”, ma
ritengo che l”intornismo” di uno studioso che parli di
criminalità organizzata sia giustificato quanto l’intornismo di
una terapia anti-tumorale. Quando si fa riferimento alle mafie in
questo libro si nota infatti una informazione frutto delle letture di
Sciascia e della visione dei film di Scorsese; i valori che sono
attribuiti, anzi ritenuti parte integrante della mentalità mafiosa
sono da tempo scomparsi, oppure relegati ai livelli minori della
gerarchia. *Ciò che è molto più preoccupante è che aleggia la
narrativa creata dalla mafia stessa nei tempi della cattura del capo
Riina, tesa a far credere che l’”onorata società” fosse
composta da rozzi bifolchi la cui unica concessione ai tempi moderni
fosse la sostituzione della lupara con il Kalashnikov.*
Non
me ne voglia il collega Di Caprio, ma generalmente la cattura di un
capo è il tributo che la mafia paga alla creazione di una narrativa
che tende a far concentrare l’opinione pubblica più sul passato
che sul futuro dell’organizzazione. L’esibizione mediatica di un
contadino attaccato ai santi e alle madonnine, che a stento
comprendeva l’italiano delle domande del Pubblico Ministero
certamente non faceva pensare che il suo successore stesse intessendo
una rete che avrebbe portato la ‘ndrangheta a far incrementare la
produzione di eroina in estremo oriente, per scambiarla con i
cartelli della cocaina sudamericana tramite la mediazione della
famiglia Gambino di New York.
Purtroppo
in diversi momenti, nel libro, i caratteri psicologici del mafioso
ricordano più il costruttore edile di Corleone che il CEO di una
holding globale; come infatti dice appropriatamente la D.ssa
Manoukian, il segreto della mafia (nel caso la ‘ndrangheta in
Emilia) è stato quello di aver saputo approcciare il mondo del
lavoro come provider di servizi infinitamente più efficienti e
puntuali rispetto a quelli provvisti dallo Stato, facendo venire così
meno la necessità della violenza per assicurarsi la connivenza. Non
è un caso che allorquando ci si accorse che il successore di Totò
Riina, Matteo Messina Denaro aveva investito buona parte dei proventi
dell’operazione citata precedentemente nelle energie rinnovabili,
chi si precipitò in Procura facendo pressioni per una “cautela
nelle indagini” furono proprio parlamentari di chiaro indirizzo
“verde”, che, fors'anche preoccupati per gli investimenti dei
risparmi faticosamente acquisiti nelle aule parlamentari, si
rifiutavano di credere che un mafioso “avesse a cuore le sorti del
pianeta”, ovviamente trascurando la lucrosità dell’investimento.
Anche
il denaro infatti non è più quello che usava essere nel passato
delle cosche; contrariamente a quanto affermato nel libro, il primato
delle mire mafiose è il “potere” e il denaro viene considerato
solo il mezzo per acquisirlo o per mantenerlo. Non serve per
costruire ville o tenori di vita stellari (tipo Casalesi, che infatti
non sono sopravvissuti all’offensiva dello Stato) ma per porsi di
fronte al potere costituito come interlocutori , anziché come
inquisiti. Non sono di sicuro un cultore della psicanalisi, ho
trovato in questo libro molti spunti di riflessione sulla educazione
dei ragazzi, ma sicuramente non giustifico il “favoreggiamento
dell’associazione a delinquere di stampo mafioso” (art. 416-bis
CP) neanche in nome della scienza.
Mauro Scorzato
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Tradire la Madre
Torniamo ancora su questo libro. Questa volta per prendere in considerazione il capitolo a cura di Marta Bodoni, "Tradimento e corruzione", sottotitolo: "Sul potere corruttivo dell'amore materno e sul 'buon uso' del tradimento" (alle pagine 93-105 op.cit.).
Per confluire su alcune delle considerazioni che vi sono contenute non è necessario, ci pare, aderire agli attuali modelli epistemici della Psicologia Analitica. Il buon senso e l'esperienza ci rendono queste riflessioni comprensibili e credibili.
In soldoni qui si sottolinea il ruolo pernicioso che il Mammismo svolge nell'ostacolare la costituzione di una individualità autonoma capace di operare scelte proprie. Il tradimento allora consiste nell' "accorgersi", nel prendere le distanze da questo orizzonte di "amore che ricopre ogni colpa", che sana e perdona tutto ma che nel contempo soffoca l'innovazione.
Sorvoliamo per il momento sui danni nefasti del mammismo nella Scuola, dove si sta progressivamente perdendo il senso della responsabilità individuali.
Il riferimento di questo Mammismo alla Corruzione non è poi tanto peregrino se si considera come a fronte di un incredibile capacità di evoluzione organizzativa e tecnica, le varie mafie mantengano una relativa staticità sotto il profilo dei loro orizzonti di senso, quindi dis-valori, rituali iniziatici e rapporti parentali.
Non è poi un mistero come, assai singolarmente, il culto della Madonna sia così diffuso negli ambienti mafiosi. In uno sceneggiato televisivo di qualche anno fa il regista ha fatto baciare al killer una medaglietta religiosa subito prima di sparare ad un bambino indifeso, figlio del boss di un clan rivale.
Marta Bodonii auspica quindi un "buon tradimento" nella direzione del rinnegare questa dimensione stagnante. Il magistrato Nicola Gratteri, in prima fila contro la 'Ndrangheta ci conferma entrambe le cose: un familismo tradizionalista a fronte di una ormai evolutissima capacità di diffondersi in maniera quanto mai moderna come pure -per fortuna- l' esistenza del fenomeno della diserzione, prima impensabile, da parte di giovani che intendono "dire no" e sviluppare una loro individualità al di fuori di quell'ambiente e dei suoi dis-valori. "Negli ultimi dieci anni, però, i rampolli di alcune importanti famiglie hanno deciso di saltare il fosso. Fatto che non era mai successo" (Gratteri-Nicaso "La rete degli invisibili" 2019, pag.100.
Senza contare le donne che, anche a prezzo della vita, si sono ribellate a questo loro ruolo di proprietà assoluta del maschio e di riproduttrici educative dei disvalori mafiosi.
Ultima notazione. Inevitabile. Con la crisi della famiglia, l'atteggiamento genitoriale spesso volto a "comprare" l'amore dei figli rappresenta il primo momento di perdita della responsabilità. In ultima analisi è perdita del libero arbitrio perché in questa "pappa del cuore" tutto si sistema, tutto è perdonato e tutto viene però riversato e rovesciato, responsabilità comprese, sulla dimensione sociale.
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