“Il
mondo storico può essere "rivissuto" (ted. erlebt) dal
soggetto che lo conosce, il che non accade per il mondo naturale.”
Wilhelm Dilthey (1833 - 1911).
Qualunque
sia il nostro orientamento politico, le strutture e le operazioni
militari fanno parte integrante dello studio della Storia. Per quanto
riguarda la Brigata Sassari, esiste sicuramente un forte legame,
anche tradizionale, fra questa formazione militare e la gente sarda
-e non solo perché i reduci della '15-'18 andavano a votare in
plotoni e hanno dato vita al Sardismo. Gioverà sempre ricordare che
tutti speriamo sempre di non dovere mai vivere la terribile
esperienza della guerra. In ciò siamo e restiamo umili allievi di
Erasmo da Rotterdam.
Sembra
necessario valutare gli eventi di Caporetto e in generale tutta la
Grande Guerra tenendo presenti valori, mentalità e orizzonti di
senso del periodo. Non per sposarle acriticamente ma per non
sovrapporci il nostro modo di pensare di adesso. Per capire, quindi
-e imparare.
Le
considerazioni che propongo hanno a che vedere con il modo che noi
italiani abbiamo di rapportarci alla Storia del secolo XX.
Chiaramente non si vuole qui pervenire ad un giustificazionismo
acritico ma semplicemente esaminare storicamente anche la successiva
storiografia dei fatti e delle interpretazioni.
L’
"Erlebnis" di Dilthey è appunto il vissuto di coscienza
grazie al quale è possibile immedesimarsi nella mentalità e nei
suoi riferimenti, cioè nei Valori che danno significato alla vita in
un determinato momento storico. Al di fuori del sistema di Valori di
una data epoca risulta impossibile cogliere pienamente azioni
storiche, che risultano essere decisamente poco comprensibili alla
luce dei nostri. La Psicologia diventa così per Dilthey, fondatore
dello Storicismo tedesco, scienza ausiliaria della Storia. Ovviamente
i valori sono relativi al loro contesto: per Dilthey quindi non
esistono valori assoluti e anche quelli del presente sono destinati a
tramontare.
Molti
italiani hanno ancora difficoltà ad ammettere che il nostro Paese,
come tutti gli altri, ha necessità di una Difesa -e che questa
(oltre ad avere rilevanza costituzionale) ha le sue tradizioni. Le
ragioni di ciò sono in gran parte storiche: il fascismo è arrivato
al potere egemonizzando la memoria della grande Guerra. Qualcuno
ricorderà la frase di Mussolini al re dopo la marcia su Roma:
"Maestà vi porto l'Italia di Vittorio Veneto", come pure
che per tutta una serie di motivi, militari e reduci finirono
letteralmente fra le braccia del fascismo. Con il fascismo al potere
e la disastrosa Seconda Guerra Mondiale questo fatto si è aggravato
e nel secondo dopoguerra, con la Guerra Fredda, si sono condensate e
in parte separate, da un lato improprie egemonizzazioni della
tradizione patriottico-militare, dall'altro di quella
democratico-resistenziale. Nel suo ridicolizzare la retorica e il
formalismo, l'onda lunga del Sessantotto ha finito per gettar via il
bambino con l'acqua sporca. Adesso però ci accorgiamo della
necessità di una operazione di sintesi storica e d'identità
collettiva che attui un superamento delle precedenti calcificazioni.
Tanto più necessaria perché la nostra Società sta vivendo un
brutto momento di crisi dei Valori. E se è vero che questi sono
sempre relativi, come ben avevano capito Nietzsche e poi Dilthey-
senza di essi non si può decentemente vivere..
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