martedì 11 dicembre 2018

Perché questo blog


Il mondo storico può essere "rivissuto" (ted. erlebt) dal soggetto che lo conosce, il che non accade per il mondo naturale.” 
 Wilhelm Dilthey (1833 - 1911).

Qualunque sia il nostro orientamento politico, le strutture e le operazioni militari fanno parte integrante dello studio della Storia. Per quanto riguarda la Brigata Sassari, esiste sicuramente un forte legame, anche tradizionale, fra questa formazione militare e la gente sarda -e non solo perché i reduci della '15-'18 andavano a votare in plotoni e hanno dato vita al Sardismo. Gioverà sempre ricordare che tutti speriamo sempre di non dovere mai vivere la terribile esperienza della guerra. In ciò siamo e restiamo umili allievi di Erasmo da Rotterdam.

Sembra necessario valutare gli eventi di Caporetto e in generale tutta la Grande Guerra tenendo presenti valori, mentalità e orizzonti di senso del periodo. Non per sposarle acriticamente ma per non sovrapporci il nostro modo di pensare di adesso. Per capire, quindi -e imparare.

Le considerazioni che propongo hanno a che vedere con il modo che noi italiani abbiamo di rapportarci alla Storia del secolo XX. Chiaramente non si vuole qui pervenire ad un giustificazionismo acritico ma semplicemente esaminare storicamente anche la successiva storiografia dei fatti e delle interpretazioni.

L’ "Erlebnis" di Dilthey è appunto il vissuto di coscienza grazie al quale è possibile immedesimarsi nella mentalità e nei suoi riferimenti, cioè nei Valori che danno significato alla vita in un determinato momento storico. Al di fuori del sistema di Valori di una data epoca risulta impossibile cogliere pienamente azioni storiche, che risultano essere decisamente poco comprensibili alla luce dei nostri. La Psicologia diventa così per Dilthey, fondatore dello Storicismo tedesco, scienza ausiliaria della Storia. Ovviamente i valori sono relativi al loro contesto: per Dilthey quindi non esistono valori assoluti e anche quelli del presente sono destinati a tramontare.

Molti italiani hanno ancora difficoltà ad ammettere che il nostro Paese, come tutti gli altri, ha necessità di una Difesa -e che questa (oltre ad avere rilevanza costituzionale) ha le sue tradizioni. Le ragioni di ciò sono in gran parte storiche: il fascismo è arrivato al potere egemonizzando la memoria della grande Guerra. Qualcuno ricorderà la frase di Mussolini al re dopo la marcia su Roma: "Maestà vi porto l'Italia di Vittorio Veneto", come pure che per tutta una serie di motivi, militari e reduci finirono letteralmente fra le braccia del fascismo. Con il fascismo al potere e la disastrosa Seconda Guerra Mondiale questo fatto si è aggravato e nel secondo dopoguerra, con la Guerra Fredda, si sono condensate e in parte separate, da un lato improprie egemonizzazioni della tradizione patriottico-militare, dall'altro di quella democratico-resistenziale. Nel suo ridicolizzare la retorica e il formalismo, l'onda lunga del Sessantotto ha finito per gettar via il bambino con l'acqua sporca. Adesso però ci accorgiamo della necessità di una operazione di sintesi storica e d'identità collettiva che attui un superamento delle precedenti calcificazioni. Tanto più necessaria perché la nostra Società sta vivendo un brutto momento di crisi dei Valori. E se è vero che questi sono sempre relativi, come ben avevano capito Nietzsche e poi Dilthey- senza di essi non si può decentemente vivere..



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